Uno sciopero disastroso

slowfood | Documenti | Gen 30, 2012| No Comments »

30/01/2012

Questa settimana i mercati dell’ortofrutta hanno subito un notevole sconvolgimento.
Era tanto che non si registrava uno sciopero degli autotrasportatori così importante e prolungato. Alcuni effetti li avrete già potuti verificare tra le bancarelle: mancanza di prodotto o prezzi anche raddoppiati per alcune merci. Mentre s’inizia dal Nord con il ritorno alla normalità, il consiglio per chi fa la spesa è comunque quello di restare fermi ancora un paio di giorni. Consumare nel frattempo tutto quanto si ha in casa e attendere
lunedì o martedì, quando i mercati saranno invasi da tonnellate di prodotti i cui prezzi saranno sicuramente molto bassi, facendo però molta attenzione alla qualità.

Lo sciopero ha influito diversamente nelle varie Regioni, e ha colpito soprattutto Puglia, Campania, Sicilia. Il Meridione in generale: in questo momento sono le zone più produttive per quantità e varietà, con frutta e verdura in piena fase di raccolta. La Sicilia, bloccata già da due settimane, non ha più fatto partire arance e altri agrumi, ma nemmeno pomodorini, melanzane o altri prodotti non tipicamente invernali, che però lì si riescono a coltivare anche in questi mesi, per poi farli viaggiare in tutta la Penisola. Merce fresca, che non si conserva a lungo. Ci sono dunque stati altri effetti, meno evidenti. Innanzi tutto un grande spreco: il raccolto è stato buttato via o, quando possibile, ammassato nei magazzini refrigerati, in attesa di essere spedito nei prossimi giorni. Naturalmente non si tratterà di prodotti che avranno mantenuto una grande freschezza o qualità. Fioccheranno le offerte, ma bisognerà valutare con molta cura l’integrità della merce.

Si può dire che si sia rotto un meccanismo: l’annata è compromessa per molti produttori, anche perché i commercianti che hanno cercato di parare i colpi – la grande distribuzione o i canali dell’export – intanto si sono rivolti all’estero (per le arance in Spagna e Grecia per esempio) e non torneranno subito a comprare italiano. Insomma, questo sciopero è un disastro, ma almeno avrà il merito di insegnarci ciò che avrebbe già dovuto essere evidente: dipendiamo da una rete fitta di trasporti che non sempre hanno tanto senso. Mangiare locale evita questa dipendenza, oltre che far bene all’ambiente e ai piccoli coltivatori dei nostri territori, i quali non hanno bisogno di TIR per darci prodotti freschi e sostenibili.

Da La Stampa, rubrica Sabato al mercato, a cura di Carlo Bogliotti

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